
Con i “cold case” si fa riferimento agli omicidi rimasti irrisolti e senza un colpevole. Si tratta di delitti particolarmente gravi per cui non è prevista alcuna prescrizione. Nel nostro Paese è stata creata nel 2009 una sezione della polizia dedicata proprio a questi casi. Suddetta unità vede la collaborazione tra la polizia scientifica e le squadre operative che coniugano indagini tradizionali ai più avanzati metodi d’indagine.
È possibile riaprire un caso?
Questa possibilità può presentarsi nel momento in cui gli investigatori provano a comprendere se per un determinato caso le indagini già fatte, seppur carenti, possono avere un risvolto positivo. Di sicuro a distanza di anni le testimonianze raccolte perdono valore per cui raccogliere ulteriori deposizioni può risultare svantaggioso. Ciò che bisognerebbe fare è prendere in considerazione, invece, tutte quelle prove fisiche che vennero raccolte ad arte. A queste prove fisiche si potrebbe rimettere mano nel momento in cui dai verbali stilati emergano incongruenze e si rianalizzano mettendo in pratica gli strumenti di ultima generazione disponibili oggigiorno.
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Quali strumenti possono essere utili al fine di risolvere un “cold case”?
Oggigiorno i metodi investigativi per la risoluzione di un omicidio sono molteplici. In questo caso entrano in campo diverse discipline quali, ad esempio, la balistica, la chimica, il confronto delle impronte digitali. Di sicuro oggigiorno hanno una valenza importantissima le cosiddette tracce biologiche in quanto il DNA può far emergere risvolti inaspettati. A questo proposito potrebbe risultare importante la banca dati del DNA. Quest’ultima consiste nel database di profili genetici istituito ad hoc al fine di identificare nel minor tempo possibile gli autori di un reato ma anche persone scomparse.
Quanti anni addietro si può andare per risolvere un caso?
In questo caso il lasso di tempo preso in considerazione varia dai 20 ai 25 anni. Un esempio, in questo senso, può essere il delitto della studentessa Giorgia Padoan uccisa nel salotto di casa il 9 Febbraio del 1988. Solo 25 anni più tardi le forze dell’ordine, utilizzando nuovi strumenti messi a disposizione e perquisendo la casa di un ex compagno di studi, riuscirono, nel 2013 a farlo iscrivere nel registro degli indagati.

Autore
Martina Bonofiglio
Martina Bonofiglio nasce a Cosenza il 9 Settembre del 1995. Ha conseguito il 4 Ottobre del 2017 una laurea triennale in Servizio Sociale presso l'Università della Calabria. La sua propensione per l'ambito penale la spinge a conseguire, nel Giugno del 2020, i titoli di: Mediatore penale, Mediatore penale minorile e Mediatore scolastico. Continua a coltivare e a portare avanti anche la sua passione per la Criminologia studiando e conseguendo il diploma di specializzazione in Criminologia e Scienze Forensi presso Formazione Promethes.