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Maltrattamento animale e Pericolosità sociale

La violenza sugli animali è una pratica comune ed in forte aumento che resta molto spesso impunita. Scorrendo l’elenco delle torture inflitte sugli animali, si comprende il carico di crudeltà gratuita che la normativa di riferimento fatica a prevenire adeguatamente e a punire.

Esistono essenzialmente due tipi di violenza:

  1. PASSIVA, provocando sofferenze prolungate attraverso negligenza intenzionale (incuria);
  2. ATTIVA, causando dolore e sofferenza intenzionalmente e deliberatamente.

Solo da pochi anni si è compresa l’importanza di considerare la violenza su animali un indice predittivo di pericolosità sociale. Infatti, chi maltratta un animale è predisposto anche agli abusi sui minori e alla violenza domestica. La correlazione tra violenza domestica, sulle donne e su minori, e violenza contro gli animali è campo di studio della Zooantropologia della devianza. Diversi studi statistici condotti sulla popolazione penitenziaria, descrivono come nella maggior parte dei casi, i serial killer o persone responsabili di violenze gravi, abbiano in età infantile praticato e/o assistito a violenza sugli animali.

Violenza assistita e maltrattamento animale

La famiglia riveste un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo delle capacità di apprendimento dei bambini. All’interno della famiglia il bambino cresce ed impara a gestire le emozioni ed i sentimenti. Inoltre, è proprio all’interno di essa che si sviluppano i tratti della personalità. Se all’interno del nucleo familiare è normale maltrattare gli altri e/o gli animali, con molta probabilità questo atteggiamento verrà emulato in quanto percepito come “normale” dal bambino. L’educazione ed il rispetto per qualsiasi forma vivente e per l’ambiente sono alla base di un corretto sviluppo empatico, altruistico e dell’accettazione alla diversità. Tendenzialmente il comportamento violento su animali non regredisce spontaneamente e tende a variare nel tempo tramite una escalation in negativo. L’abuso di animali è come un tirocinio di violenza sull’uomo, infatti, molti abusi su vittime umane sono avvenuti solo dopo numerosi abusi su animali.

Ma perché maltrattare un animale?

Tre sono gli assunti principali:

  • L’animale viene visto come “indifeso” e abbastanza “piccolo” per esercitare controllo e potere;
  • L’animale è abbastanza “grande” per soddisfare la pulsione sadica;
  • Nel caso in cui si viene scoperti, la vittima è meno responsabilizzante.

In ambito psicopatologico tale pulsione aggressiva, definita zoosadismo, rientra nei Disturbi Parafilici, mentre in ambito psicodinamico viene comunemente inteso come tratto del carattere proprio di chi si compiace della crudeltà.

Secondo MacDonald alcuni comportamenti messi in atto dai bambini fin dall’adolescenza, possono essere un campanello d’allarme.

Nella Triade di MacDonald ne vengono individuati tre:

  1. Zoosadismo;
  2. Piromania;
  3. Enuresi notturna.

Oltre a questi tre comportamenti, ovviamente, sono importanti anche altri fattori che possono influenzano negativamente il bambino, come: contesto socioculturale, contesto familiare violento e/o inadatto, privazioni materiali e/o affettive.

Interventi di prevenzione e rieducazione

La violenza sugli animali, non riguarda solo l’ambito legislativo, ma è necessario anche il coinvolgimento di altre discipline in un’ottica sinergica e di corresponsabilità tra istituzioni e le diverse agenzie educative. Oltre a trattarsi di un reato (disciplinato dall’art.544 bis e 544 ter del Codice penale) è anche sintomo di disagio e malessere psicologico e sociale di chi lo compie. Il reato altro non è che la firma della personalità del reo, perciò, il maltrattamento sugli animali possiede importanti connotazioni psicologiche. È importante rimuovere il concetto di “deumanizzazione”, ovvero, la concezione di pensare ad un’altra specie come incompleta, inferiore, subordinata. Nell’attuale contesto socioculturale viene proposta una relazione asimmetrica dove l’uomo sta in alto e le altre creature stanno in basso. La priorità della nostra società dovrebbe essere quella di educare al rispetto verso l’altro che non significa soltanto verso l’uomo, ma anche verso l’ambiente e gli animali.

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Autore

Federica Cefalà

Federica Cefalà nasce a Lamezia Terme il 6 marzo 1989. Ha conseguito il Diploma Magistrale presso l’Istituto “T. Campanella” di Lamezia Terme con indirizzo Socio-Pedagogico. Spinta dall’amore per la Biologia frequenta il Corso di Laurea Triennale in Scienze Biologiche. Ha conseguito il Diploma di Criminologia e Scienze Forensi presso “Formazione Promethes” e ha frequentato il Corso di Formazione in Sessuologia Forense presso “Centro Studio Athena” conseguendo l’attestato di partecipazione.

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