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Avete mai sentito parlare di carcere?

Ho ucciso Satana e dopo per la felicità, ho ucciso anche mia madre, ma non volevo, nessuno mi capisce”

Sono le parole di un gigante stanco, triste, intorpidito che non riesce a emanciparsi dai suoi incubi, che vorrebbe gridare le sue ossessioni e rovesciare la rabbia contro i ricordi di un omicidio che un fantasma interiore ha commesso al suo posto.

COS’È IL CARCERE?

Sembra la panacea ai problemi di sicurezza sociale contro la devianza criminale, una micro-comunità all’interno della più ampia società, luogo ove si sconta la pena per un crimine commesso, attraverso la privazione del bene primario ch’è la libertà.


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MA IL CARCERE È UN LUOGO DI VIOLENZA?

È sicuramente un luogo ove s’incontrano persone di ogni tipologia sociale, cultura, etnia, credo e reato con regole molto diverse rispetto a quella società che sta fuori e ha generato devianza. Tutto è regolamentato orari, attività, colloqui, ora d’aria, compagni, cibo, rumore dei cancelli … tutto ha un suo ciclo vitale e tutto può divenire potenziale fattore scatenante di psicosi.

TUTTI I DETENUTI SONO DELINQUENTI?

No, ci sono persone che ancora sono giudicabili per le quali non ancora non è stata pronunciata una condanna definitiva. La speranza di giustizia alimenta i lunghi giorni che mancano alla data del processo. Spesso anche per i soggetti condannati definitivi, la galera diventa insostenibile e c’è chi sceglie di compiere atti non conservativi della propria persona. L’allarme è dato dai compagni di cella. Durante la notte in caso d’infarto è difficile sopravvivere, la macchina dei soccorsi per quanto efficiente è comunque ostacolata dalle barriere e dagli spazi.

L’ISLAM CARCERATO

Molti immigrati scontano pene relativamente brevi per lo più collegate a reati di microcriminalità. L’ingresso in carcere ha un impatto psicologico molto forte. Gli immigrati irregolari in molti casi hanno conosciuto la carcerazione in Libia, subito violenze e violazione dei Diritti Umani. La religione è uno strumento formidabile di supporto psicologico e di solidarietà in particolar modo durante il Ramadan. Quando all’esterno si manifestano atti di tipo terroristico con matrice islamica, le misure di sicurezza diventano più restrittive e prevenire le possibili ritorsioni tra la popolazione carceraria.

COME STA LA POLIZIA PENITENZIARIA?

Si dice che “scontino la galera da innocenti”. E’ un lavoro altamente usurante con funzioni che vanno oltre la semplice sicurezza. In genere nel braccio detentivo gli agenti sono due, sono chiamati con l’appellativo di “superiore” e sono  forti figure di  riferimento  a cui i reclusi si rivolgono nel bisogno.

La frequenza dei suicidi tra gli operatori di polizia penitenziaria è la più elevata tra tutte le forze dell’ordine. L’opinione pubblica quando è il detenuto a suicidarsi attribuisce il gesto alla sofferenza della detenzione per poi interrogarsi quando ciò accade con la polizia penitenziaria. Se analizziamo bene il fenomeno sono le due facce della stessa medaglia è la presenza dello psicologo penitenziario a essere insufficiente e necessita con urgenza di essere rafforzata.


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QUALI ALTERNATIVE?

La Legge 354/75 del 26 luglio  Riforma Penitenziaria ha introdotto le misure alternative alla detenzione, come la detenzione domiciliare, la semilibertà, l’affidamento i servizi sociali, l’espulsione dello straniero e la liberazione anticipata. Questi strumenti di esecuzione penale esterna consentono l’applicazione della funzione punitiva della pena, il risarcimento sociale e la rieducazione del condannato. Per talune tipologie di reato, pur sanzionando, onde evitare che soggetti incensurati entrino in contatto con il sistema detentivo e prevenire quindi il sopraffollamento delle carceri, il Legislatore ha previsto l’istituto della Messa alla Prova che si sta rivelando efficace sia in ambito minorile che adulti. 

Dostoevskij scrisse:    “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni.”

ma c’è ancora molto da fare!

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Autore

Maria Labate

Maria Labate nasce a Reggio Calabria il 23 aprile 1963. Esperta di Servizio Sociale ex art.80 per l’Esecuzione Penale Esterna. Dopo un percorso di studi presso la Facoltà di Giurisprudenza si è specializzata in Servizio Sociale e Psicologia Clinica. Per circa un decennio ha realizzato diverse attività di sostegno, prevenzione e riabilitazione in carcere. Ha prestato attività a favore dei minori stranieri non accompagnati, della persone con disabilità e della terza età. La passione per la Criminologia le ha fatto incontrare Formazione Promethes e il suo Master di Criminologia Clinica e Forense.

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