
L’omicidio ha evocato da sempre un misto di paura e di inquietante fascino nell’uomo. Probabilmente, ciò che più affascina dell’omicidio è la violenza perpetrata nei confronti di un altro essere umano senza altri fini apparentemente e immediatamente comprensibili. Dunque, si può nascere criminali? Per rispondere a tale quesito bisogna partire dagli albori e fare riferimento anzitutto a Cesare Lombroso e alle sue teorie. Egli partiva dal presupposto fondamentale secondo cui il delinquente era colui che presentava alcune caratteristiche fisiche quali: la scarsezza dei peli, la poca capacità cranica, la fronte sfuggente, i seni frontali molto sviluppati, lo spessore maggiore delle ossa craniche, lo sviluppo enorme delle mandibole e degli zigomi, la pelle più scura e così via.
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A questo proposito Cesare Lombroso riconosceva diverse tipologie di criminali ovvero:
- Epilettico;
- Delinquente nato;
- Delinquente pazzo: Il quale presentava dei tratti comuni agli altri anormali ma necessitava di un trattamento specifico;
- Delinquente per impeto passionale: Si distingueva, invece, per un facile pentimento del delitto commesso cui era stato spinto da una temporanea perdita di controllo delle proprie emozioni;
- Delinquente alcolista: Portato a delinquere dal suo stato di ubriachezza e per questo poteva non presentare un alto numero di anomalie. L’impulsività dell’alcolista era sì analoga a quella del delinquente nato ma il primo agiva in uno stato di semi incoscienza;
- Delinquente isterico: Caratterizzato più spesso da un alto livello di egoismo e suscettibilità anziché da una patologia mentale vera e propria. Molti degli isterici si individuano tra le donne;
- Mattoide: Rappresentava l’insieme di soggetti instabili ma non interamente pazzi;
- Delinquente d’abitudine: Inquadrava i recidivi, soggetti che avevano raggiunto la depravazione del delinquente nato a causa delle pressioni ambientali cui erano sottoposti e cui non erano capaci di resistere. Proprio su questi soggetti era più evidente l’influenza dell’ambiente;
L’essere criminale, dunque, era la conseguenza di una patologia ereditaria. Pertanto oltre alla presenza o meno di epilessia e all’influenza dell’ambiente, sulla formazione di un criminale influenzerebbe l’ereditarietà che venne distinta in diretta o indiretta: la prima derivata dai genitori, la seconda tipica di una famiglia degenere. Inoltre, Lombroso affermò che l’azione criminale era influenzata sia da vari fattori comportamentali che da alcune caratteristiche fisiche. Con i primi si intende l’età, il sesso, la “razza”, le condizioni economiche, sociali, culturali. Venne preso in considerazione anche il clima. Difatti Lombroso sostenne che durante i mesi più caldi vi fosse un numero maggiore di delitti di sangue mentre nel corso dei mesi più instabili a livello climatico, si assisteva più a manifestazioni epilettiche.
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Come tutte le teorie, anche quelle di Lombroso possono presentare qualcosa di vero e qualcosa di sbagliato. Egli è stato più volte etichettato come razzista in quanto, nei suoi numerosi studi, per caratteristiche anatomiche considerava la gente del Sud Italia più incline alla delinquenza rispetto alle persone del Nord Italia, causando dei veri e propri tumulti popolari.
La teoria di Lombroso, essendo senza dubbio superata e sbagliata, può avere un qualcosa di vero nel momento in cui egli considerava il contesto sociale, nonché fattori ambientali e l’educazione come possibili sfere di influenza del comportamento criminale. Oggigiorno sappiamo che, infatti, il criminale può essere una persona che proviene da situazioni disagiate, che non ha ricevuto un’educazione consona, che ha vissuto in un contesto di malavita. Completamente prive di fondamento, invece, appaiono le caratteristiche fisiche come possibili indicazioni di un soggetto criminale.