Vi è mai capitato nel corso di questi due lunghi anni, in cui la pandemia è purtroppo entrata a far parte delle nostre vite, di sentirvi spesso troppo spenti, spaesati, svogliati e indifferenti nei riguardi del domani? Se la risposta è Sì, tranquilli, non siete assolutamente i soli, e adesso vi spiego anche il perché.
Tutti questi sentimenti contrastanti possono essere riassunti con un solo termine inglese: “LANGUISHING”, tradotto letteralmente in italiano come “languire”, ovvero scemare, perdere d’intensità.
- COS’È IL LANGUISHING?
Il termine languishing venne coniato in America dallo psicologo Corey L.M. Keyes, il quale durante una sua ricerca utilizzò questa parola per indicare le persone che non potevano ritenersi depresse, ma che comunque non erano felici. Nel suo studio Keyes dimostrò infatti che ansia e depressione sono strettamente legate a questo nuovo stato emotivo e che le persone che tra qualche anno soffriranno di disturbi d’ansia e depressione non sono quelle che stanno sperimentando questi sintomi oggi, ma quelle che oggi stanno “languendo”.
In parole un po’ più semplici potremmo definire il termine languishing come un’assenza di benessere e di scopi, quindi un’impossibilità di essere veramente felici. È l’inconsapevolezza di non riuscire a percepire te stesso scivolare lentamente nella solitudine. Ovviamente quando non si capisce di star soffrendo, non si può chiedere aiuto né agli altri e né tanto meno a sé stessi.
- LA PANDEMIA È RESPONSABILE?
Senza alcun dubbio aver affrontato e vissuto una situazione come la pandemia da COVID-19 ha influito enormemente sulla vita di noi tutti, sia da un punto di vista fisico e sia, soprattutto, da un punto di vista del benessere mentale. Questa situazione ha portato inevitabilmente ad un ritiro sociale senza precedenti, ad un aumento esponenziale dei disturbi d’ansia ma non solo.
Sembra infatti che, nonostante i vaccini e i passi in avanti che stiamo facendo per ritornare alla nostra tanto adorata normalità, in gran parte della popolazione rimanga una sorta di apatia; ci si sente quasi come se si vedesse la propria vita scorrere davanti agli occhi e noi la guardassimo da dietro una finestra appannata. La pandemia sta mettendo a dura prova il benessere psicologico di milioni e milioni di persone, queste sono infatti ferite che se non si interviene in tempo, rischiano di lasciare tracce indelebili.
- DATI IN ITALIA:
In Italia non si registrano molte ricerche scientifiche su questo argomento, soprattutto ricerche che correlino la pandemia con questo stato emotivo.
A tal proposito, i pochi studi che sono stati fatti, riguardano lo stretto rapporto che intercorre tra il languishing e il Disturbo Post Traumatico da Stress, in rapporto ovviamente alla pandemia. All’interno di questo studio svolto in Lombardia, infatti, si evince che nella primavera del 2020 – ovvero il periodo di boom del COVID-19 – le persone colpite dallo stato di torpore emotivo o languishing molto probabilmente erano tre volte di più rispetto alle persone a cui era stato diagnosticato il Disturbo Post Traumatico da Stress.
- COME COMBATTERE IL TORPORE EMOTIVO?
- Ricordarsi che non si è soli.
Come detto prima infatti, il languishing è uno stato emotivo comune a molte persone nel mondo in questo particolare momento storico.
- Focalizzarsi su piccoli obiettivi giornalieri.
Un esiguo numero di azioni sommate nel tempo aiuta a stimolare l’entusiasmo perduto partendo dalle piccole cose. Ricordatevi che le piccole cose, tutto sommato non solo mai piccole ed insignificanti come spesso si crede.
- Seguire il “flow”.
Letteralmente viene tradotto come “flusso” ed è inteso come uno stato di abbandono verso il piacere che fa perdere la cognizione del tempo e che si prova quando siamo impegnati in nei nostri progetti di vita, progetti che la pandemia ha messo a dura prova e in stand-by.
- Non darsi fretta.
Questo significa che non bisogna darsi delle tempistiche rigide per gestire gli impegni e i progetti. Bisogna occuparsi di una cosa per volta, senza mettere “troppa carne sul fuoco”, altrimenti rischiamo di perderci.
- Rivolgersi ad un professionista.
Se non ti senti pronto ad affrontare tutti questi cambiamenti da solo, non avere vergogna o timore, rivolgiti ad un professionista, in questo caso un bravo psicologo. Questo non fa di te un “fallito” o un “perdente” ma anzi, una persona dal grande coraggio.