Avete mai sentito parlare di Sindromi Penitenziarie?

La definizione clinica di sindrome racchiude un insieme di segni e sintomi atti a far sviluppare una malattia di cui al DSM5 il Manuale dei Disturbi Mentali. Le già difficoltose condizioni dell’esecuzione penale intra moenia sono aggravate dallo svilupparsi di malattie mentali che difficilmente il SSN riesce a gestire se non con l’utilizzo di psicofarmaci.

Nella fase iniziale della carcerizzazione il detenuto si scontra con l’Istituzione, segue un progressivo adattamento in cui egli avverte un senso d’impotenza contro il sistema, arriva ad una fase di adattamento, finge di accettare la condanna, di adeguarsi alla disciplina carceraria, ma tendenzialmente potrebbe sviluppare patologie che rendono più gravosa l’esecuzione della pena.

La Sindrome di Prisonizzazione è caratterizzata da un processo di spersonalizzazione, di demolizione dell’immagine, di annullamento dell’autostima e può insorgere in tempi e modalità diverse a seconda delle caratteristiche socio-culturali-di personalità del recluso, tanto da essere talmente somatizzata da creare l’incapacità di adeguarsi alla contesto di libertà dopo la scarcerazione.

La Sindrome di Ganser conosciuta anche come psicosi carceraria o pseudodemenza isterica comporta un grave stato apatico e semistuporoso ossia di mancata reattività del soggetto, superabile solo con una vigorosa stimolazione fisica. Essa è accompagnata da una volontà del recluso, quando si sente osservato, d’inasprire i sintomi psicologici che di conseguenza tendono al peggioramento, al fine di risultare totalmente o parzialmente infermo di mente per ottenere i benefici penitenziari. 

La Sindrome di Munchausen rappresenta un’altra patologia psichiatrica che può svilupparsi in un contesto carcerario. Porta all’invenzione di malattie per ottenere attenzioni mediche e degli altri anche attraverso la comparsa di atti autolesionisti

I disagi portano allo sviluppo di disturbi d’ansia, depressione, schizofrenia, disturbi psicotici, deliri, disturbi della percezione, allucinazioni importanti, senza una consapevolezza della natura patologica da parte del soggetto. Spesso vi è un passaggio sintomatologico repentino da una patologia all’altra e ciò non permette una corretta diagnosi e quindi una ipotesi di cura in particolare nei soggetti a doppia diagnosi.

Cosa Fare? Si è compreso che i detenuti affetti da patologie psichiatriche, iniziali o sviluppate nel corso della detenzione, non possono scontare la pena all’interno di un carcere, occorre provvedere al collocamento in istituti idonei a svolgere un trattamento sanitario efficace e in esecuzione penale.

Condividi
Avatar photo

Autore

Maria Labate

Maria Labate nasce a Reggio Calabria il 23.04.1963, esperta di Servizio Sociale c/o il Ministero della Giustizia dell’Esecuzione Penale Esterna, dopo un percorso di studi presso la Facoltà di Giurisprudenza si specializza in Criminologia e Scienze Forensi c/o il Master di Formazione Promethes, consegue laurea magistrale Psicologia Clinica e Master in Diritto Penitenziario. Docente di Scienze Giuridico Economiche e Scienze Umane, si occupa di prevenzione della devianza minorile e in relazione in ambito scolastico, bullismo, cyberbullismo e adescamento on line. Criminologa del Direttivo della Guardia Internazionale Ambientale, svolge formazione per le FF.OO.

Leave a comment

×